Ci sono voluti 108 giorni e finalmente i 18 pescatori di Mazara del Vallo sono stati liberati. Sono salpati sui loro pescherecci, gli stessi che erano stati circondati dai miliziani di Haftar e costretti a spostarsi verso le coste libiche. Due giorni di navigazione e faranno finalmente rientro a casa, in tempo per festeggiare il Natale. In Sicilia verranno simbolicamente accolti con fuochi di artificio, saranno sottoposti al tampone e poi dovranno fare la quarantena per scongiurare contagi in famiglia.
La prigionia è finita, i 18 uomini sono provati come si vede dalla foto condivisa velocemente tra tutte le famiglie in attesa: stanchi e dimagriti, hanno cercato di dare un messaggio di speranza a casa facendo il segno della vittoria con le mani. “Per il momento non posso dire altro, dobbiamo ricaricare le batterie per avviare i motori”, dice uno di loro al telefono, come racconta La Stampa. Sono stati giorni difficili, come testimoniano le poche parole dette da Michele che potrà riabbracciare le sue due figlie “Siamo stati in prigione, ci hanno tolto le fedi, i telefoni”. Privati della loro libertà, dei contatti con le loro famiglie, hanno vissuto in un palazzo a pochi metri dal porto e da quei pescherecci che sono la loro vita.
Sentinelle all’ingresso, posti di blocco intorno a tutta la zona, il palazzo dell’amministrazione del porto era impossibile da raggiungere. Mentre le madri e le mogli, abituate ad una vita a distanza per una buona parte dell’anno, protestavano davanti a Palazzo Chigi e Montecitorio chiedendo un intervento decisivo da parte del Governo, gli otto italiani, i sei tunisini, i due indonesiani e i due senegalesi trascorrevano delle lunghe e interminabili giornate lontani da casa. E ora finalmente l’incubo sembra finito e le loro famiglie non vedono l’ora di riabbracciarli.
