I diciotto pescatori sequestrati da inizio settembre e portati in Libia sono ancora lontani dai loro cari, nonostante il tempo che passa e le continue proteste delle famiglie. Otto italiani, sei tunisini, due indonesiani e due senegalesi, la loro dimora è ora il palazzo dell’amministrazione del porto a 500 metri da dove sono ormeggiate le loro due imbarcazioni.
Come racconta il Corriere della Sera, i pescatori vivono al secondo piano, ricevono regolarmente cibo e hanno servizi igienici a loro dedicati. Non sono quindi stati spostati nel carcere di El Kuefia, come era trapelato nei giorni scorsi, ma vivono comunque in uno stato di prigionia.
Non possono muoversi, il palazzo è circondato da un muro di cemento e si accede alla zona solo superando un posto di blocco, all’ingresso ci sono continuamente militari di Haftar che presidiano e controllano gli accessi.
Non ci sono ancora molte speranze per i marinai e la loro liberazione per Natale. Al momento sembra, ahinoi, improbabile che riescano a passare le feste con i loro affetti.