“È stata ampliata una discriminazione che si era già creata con la pandemia. Da un lato soggetti che in questo periodo non hanno rischiato nulla, come gli statali che lavorano in smart working. Dall’altra le imprese, i professionisti. Soggetti che si sono ritrovati senza stipendi e in difficoltà, senza avere diritto ad ammortizzatori di nessun tipo. Una disparità di trattamento intollerabile”, lo sostiene Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni.
L’organizzazione rappresenta tutte le partite iva e lavoratori autonomi che sono ritenute le fasce più duramente colpite dalla crisi e meno sostenute dai ristori del governo.
Stella dichiara al Giornale di aver potuto esporre le proprie richieste, ma di non avere ricevuto risposte. “Ci sono emendamenti alla legge di Bilancio che recepiscono alcune delle nostre richieste, sulla scorta del disegno di legge del Cnel che riconosce agli autonomi una sorta di ammortizzatore sociale. Difficile che passino se metteranno la fiducia. Per gli ordinisti si parla di interventi a partire dal Ristori 5, dopo la legge di Bilancio. Insomma, si fa di tutto per aumentare le distanze tra chi è garantito e chi no”, afferma il Presidente.
Una delle misure presentate da Confprofessioni riguarda la no tax area che per i dipendenti ammonta a 8.000 euro mentre per gli autonomi a 4.800. La richiesta è di aumentare quella degli autonomi come quella dei lavoratori dipendenti. “Si lascerebbe nelle tasche dei professionisti una quota maggiore di reddito, in attesa della famosa riforma fiscale, che peraltro è stata rinviata”, chiede Gaetano Stella.