In esclusiva a LaChirico.it, Marco Tronchetti Provera, ceo di Pirelli, riflette sulla situazione italiana e sui famosi fondi del Recovery Fund che sembrano ancora molto lontani.
“E’ giusto sostenere economicamente le fasce più deboli della popolazione, ma chi riceve un aiuto dovrebbe essere coinvolto, se è nelle condizioni di poterlo fare, in un progetto di ‘reset’ nazionale, in una grande opera collettiva di costruzione del paese. A questi cittadini andrebbe proposta un’attività o un percorso di formazione volto ad abbellire il proprio quartiere o a migliorare la qualità della vita nel proprio paese. Un percorso capace di offrire motivazione e dignità alle persone, anche partendo dalle piccole cose che servono a rendere ancora più bello il paese più bello del mondo”, questa la proposta di Tronchetti Provera.
La cabina di regia che dovrebbe gestire i 209 miliardi di Next Generation EU rischia di essere una struttura pletorica tra ministeri, manager, task force. “La parola d’ordine è semplificare – sostiene l’Ad – Noi abbiamo due ordini di problemi: serve un’interfaccia con la Commissione Europea dove determinate task force seguiranno ogni paese attraverso un monitoraggio costante per verificare il rispetto di regole e tempi; in secondo luogo, dobbiamo evitare la sovrapposizione di norme e decreti, la confusione di ruoli tra governo centrale e regioni, i conflitti di giurisdizioni. Dobbiamo bypassare tali complessità perché, se non lo faremo, i soldi non arriveranno. Dobbiamo superare la burocrazia pletorica del paese seguendo l’esempio virtuoso del Ponte Morandi”.
Il problema non è sempre e solo la burocrazia per il vicepresidente esecutivo di Pirelli. “In realtà l’apparato burocratico, che al suo interno ha anche tante persone esperte, è il mero esecutore di norme complicate approvate dal Parlamento. Un burocrate può essere più o meno efficiente ma il vero collo di bottiglia è dato dal groviglio normativo e dalla confusione prodotta dal titolo V della Costituzione. Per evitare il rischio di una competizione tra strutture ministeriali e competenze chiamate dall’esterno, dobbiamo mettere insieme le migliori risorse con qualcuno che abbia la responsabilità. La governance è essenziale perché, alla fine, la struttura amministrativa è quella che fa le cose”.