Tante le irregolarità che i Nas hanno riscontrato nelle cliniche anti-Covid. Prima fra tutte, l’omessa o ritardata comunicazione dei casi di positività, che corrisponde al 14% delle sanzioni rilevate. Troppo spesso quando una persona risultava positiva al virus, il nome non veniva comunicato all’Ats né inserito nei bollettini. Ci si affidava al buon senso del singolo cittadino affinché si isolasse.
Esiste una lista di “contagi fantasma” che a meno che non venissero ricoverati in ospedale per delle complicazioni, sono rimasti nell’ombra e non sono neanche stati considerati nei numeri del Sistema sanitario nazionale.
Nell’ultima settimana i carabinieri del Nas hanno ispezionato 285 aziende e laboratori di analisi, privati e convenzionati, di tutta Italia. Da Cremona a Catania, dall’Aquila a Reggio Calabria. In un caso su quattro sono state riscontrate irregolarità, soprattutto al Sud. Nel 23,5% dei centri controllati sono emerse prassi critiche: 94 le violazioni penali ed amministrative, per un ammontare di 145mila euro di sanzioni pecuniarie.
Tra le criticità, è emersa la diffusa tendenza a fare tamponi senza l’autorizzazione, la mancata attuazione dei protocolli di sicurezza o l’utilizzo di reagenti e diagnostici scaduti. Un altro punto su cui i Carabinieri stanno indagando è il prezzo gonfiato dei tamponi. Sono stati sequestrati 153 tra kit di diagnosi e dispositivi medici irregolarmente detenuti per la vendita al dettaglio.