Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, in seguito alle affermazioni di Macron che ha parlato di ‘morte celebrale’ dell’alleanza, ha istituito un gruppo di riflessione indipendente che ha redatto il rapporto “NATO2030: United for a new era” con l’obiettivo di evidenziare tutti i fronti su cui agire per diventare anche una forza politica, oltre che militare.
Dopo 90 video-conferenze, uno dei punti emersi è che il contesto di azione della Nato è ben diverso da quello del 2010. Ci sono le sfide della Russia e della Cina e l’evoluzione tecnologica. La Nato è un’alleanza regionale ma per rimanere rilevante deve acquisire un’ottica globale.
Un fronte su cui è fondamentale l’azione congiunta della Nato è rappresentato dall’ascesa cinese. Per fronteggiarla, bisogna istituire un comitato consultivo sulle sfide di sicurezza collegate e rafforzare le partnership con i Paesi del Pacifico (Giappone, Corea del Sud, Australia, puntando eventualmente ad includere l’India). Sul fronte tecnologico, ci deve essere una consultazione costante tra i governi sulle possibili implicazioni dell’ascesa digitale di Pechino sulla sicurezza nazionale. Sempre più attenzione alla sfida cyber.
E’ importante che la Nato abbia un ruolo centrale nella sicurezza umana e nella tutela delle democrazie e che possa esistere una maggiore coesione interna. Serve una pianificazione avanzata nel Mediterraneo, a partire dall’Hub per il sud al Comando di Napoli.
Il Rapporto suggerisce anche alcune scelte specifiche: un codice di buona condotta per confermare l’adesione dei singoli Stati ai principi democratici, la consultazione sistematica tra i ministri degli Esteri, le riunioni costanti sui potenziali rischi, un processo decisionale rapido.
L’alleanza atlantica deve diventare un punto di riferimento prioritario degli Stati membri per una consultazione strategica, anche preventiva.