Antonio Misiani, viceministro all’Economia, ricorda che i fondi del Recovery Fund ammontano a 209 miliardi e richiedono quindi un quadro normativo più snello e puntuale. L’Italia non è la sola a mettere a punto in queste settimane una cabina di regia. “Di questo tema stanno discutendo tutti, non solo l’Italia. E qui da noi, oltre alla cabina di regia, è indispensabile avere anche un quadro normativo semplificato: parliamo di 209 miliardi da impegnare entro i prossimi tre anni in un Paese che in genere ne impiega 15 di anni per realizzare grandi opere pubbliche”.
Serve dunque una normativa ad hoc per sfruttare al meglio un’occasione che il Viceministro ritiene unica. “L’Italia, fra i 28 Paesi Ue, è al quart’ultimo posto per capacità di spesa dei fondi europei previsti fra il 2014 e il 2020. È chiaro che c’è un problema. Non possiamo pensare di affrontare il Recovery come un normale ciclo di programmazione. Servono strumenti e procedure straordinarie”, afferma Misiani a Repubblica.
“Conte non può fare tutto da solo. Le scelte politiche restano in capo al Consiglio dei ministri e al Parlamento, solo l’attuazione viene demandata alla nuova struttura”. Resta fondamentale per il viceministro avere una struttura ad hoc, con un comitato di manager, i cui nomi saranno scelti dal Premier insieme ai ministri, e dalla task force di 300 esperti: “Non stiamo parlando del progetto di una rotatoria, ma di spendere 209 miliardi. Serve una struttura dedicata che lavori h24 all’attuazione del piano con processi decisionali semplificati al massimo”.