“Il confronto digitale avviene ogni giorno: sul fronte cyber bisogna rispondere ora, non domani”, così Claudio Graziano, presidente del Comitato militare dell’Unione Europea ed ex comandante dell’Esercito e delle forze armate italiane. Il suo compito è quello di rendere l’Ue una potenza militare autonoma e per farlo bisogna partire dal digitale.
“Oggi tutto è tecnologia: nel mondo digitale è difficile tracciare il confine tra la dimensione civile e quella militare. L’Unione ha stanziato fondi rilevanti per migliorare la capacità di reazione e garantire una sovranità tecnologica nei confronti di Stati Uniti e Cina anche in questo settore. La prospettiva è quella di arrivare a una infrastruttura Ue per la difesa cibernetica, basata su unità di risposta rapida. Ma serve un passo in più: ci vuole una legislazione comune, mentre oggi ogni paese ha regole diverse”, afferma il Generale a Repubblica.
Serve collaborazione tra intelligence, aziende, militari e polizia: un coordinamento a livello europeo. Questa autonomia non va però in contrasto con la Nato: “Bisogna però evitare ogni ambiguità: non si tratta di affrancarsi dall’Alleanza Atlantica, quando possibile la collaborazione con la Nato è sempre auspicabile. C’è un grande spazio per l’Europa nella gestione delle crisi perché la Nato è un’alleanza soltanto militare mentre l’Unione dispone potenzialmente di strumenti politici, economici, diplomatici, militari e di intelligence che gli permettono di andare alla radice dei problemi”.
L’asse franco-tedesca per la Difesa paventata da Macron e Annegret Kramp-Karrenbauer è per Graziano ormai una realtà, ma lo spazio di intervento per altri paesi c’è. Tutto dipende dalla volontà di ciascuno di sfruttarlo: “L’asse franco-tedesco è una realtà, con Parigi più impegnata nella sicurezza e Berlino nell’economia. Non dobbiamo però guardare a quello che fanno gli altri, ma a quello che ciascun paese può fare: a quanto si è disposti a mettersi in gioco”.