Continuano le tensioni tra Giuseppe Conte e il Pd. Al leader del partito Nicola Zingaretti non piace la tendenza del premier di accentrare su di sé tutte le decisioni e responsabilità, come ha fatto con la nomina di Vecchione al Dis e come ha fatto con la sua idea del team di esperti per il Recovery Fund.
I sei manager, affiancati da 300 esperti, dovranno infatti rispondere a Palazzo Chigi. Va invece costituita una società ad hoc partecipata dal Tesoro, secondo i dem, in grado di interfacciarsi con i singoli ministeri e con il presidente del Consiglio.
Conte ha cercato di evitare accuse di verticalizzazione della decisione, dichiarando di aver condiviso le scelte con i ministri Gualtieri e Amendola prima di portarle sui banchi dei capi delegazione.
Ciò che però non va giù a Zingaretti è che alla punta della piramide c’è sempre il Premier. Alla base ci sono tutti i responsabili dei dicasteri a rotazione nel Ciae (Comitato interministeriale per gli Affari europei), a seguire i triumviri Gualtieri e Patuanelli, tra i ministri più vicini a Conte, e la struttura dei sei manager coadiuvati da una taskforce di 300 esperti, sotto il controllo della Presidenza del Consiglio. Tutta la cabina di regia è nuovamente nelle sole mani di Giuseppe Conte.