Le posizioni lavorative dipendenti sono calate di -337 mila unità rispetto al primo trimestre 2020, secondo i dati dell’Insps, con un evidente calo di quelle a tempo determinato. Sono 383mila i contratti in meno in tre mesi contro i 30mila dello scorso trimestre.
Calano i contratti di durata molto breve, spesso non vengono proprio attivati anche se quelli precari sono in percentuale di più rispetto a quelli con una durata superiore all’anno.
I settori del turismo e del commercio sono quelli che più di tutti facevano ricorso a contratti brevi, anche di poche giornate, per gestire i periodi di maggiore affluenza. Davide Guarini, segretario generale Fisascat Cisl, che difende i lavoratori del terziario, turismo e servizi, afferma a La Stampa “La prudenza e l’incertezza di questo periodo hanno conseguenze anche sulla durata dei contratti. Non solo bloccano le assunzioni ma frenano quelle più lunghe”. Difficilmente, se non quasi impossibile, si fanno assunzioni a tempo indeterminato, le assunzioni a termine che prima avevano durata di 6 mesi, rinnovabili per altri 6 o 12 mesi, ora si riducono a poco più di tre mesi.
Pesano quei contratti già esistenti che non hanno permesso di far partire tutti quelli stagionali, come nel caso dell’avvio della stagione invernale, perché mancano i turisti e ci sono già lavoratori bloccati.