Continua l’impennata di casi di Covid nelle carceri. Quasi mille positivi al coronavirus su cinquantaquattromila individui. Un dato purtroppo inevitabile se si pensa agli assembramenti che ci sono ogni giorno nelle celle, sovraffollate, che ospitano troppi detenuti uno a poca distanza dall’altro, in condizioni igieniche che lasciano a desiderare.
È il caso, un esempio tra i tanti, di Poggioreale dove la popolazione carceraria ammonta a 1.800 detenuti a fronte di una capienza massima di 700 unità, le celle sono abitate da in media 10 persone, a volte anche 13, quando dovrebbero ospitarne al massimo sei.
Il virus però corre anche tra il personale della Polizia penitenziaria. Il 17 novembre l’amministrazione redige un report in cui evidenzia 936 agenti contagiati, ma solo dopo 48 ore il numero si è già alzato a 1036, con 100 uomini positivi in più.
Situazione diffusa in tutta Italia: nell’istituto di Bollate in Lombardia ci sono 69 contagiati tra i detenuti e 14 tra i dipendenti, a San Vittore 76 positivi, a Foggia 19 agenti di polizia penitenziaria hanno contratto il virus.
Si diffonde la paura e non solo per la malattia, ma anche per le rivolte dei detenuti. Dopo che a marzo a Foggia erano evasi circa 60 carcerati a seguito di una rivolta, anche in Sicilia nell’istituto a Barcellona due reclusi hanno forzato le celle mentre a Enna un agente ha avuto due costole fratturate e una prognosi di trenta giorni.