“Ognuno dice la sua. I messaggi della politica sono contradditori e della scienza si parla come del calcio al bar. In questo modo si genera solo sfiducia”. Silvio Garattini, scienziato, medico e farmacologo, è convinto che l’Italia non possa farsi trovare impreparata per la vaccinazione, così come è già successo con la mancanza di mascherine o tamponi. Bisogna guardare al modello tedesco, che si prepara alla ‘più grande vaccinazione della Germania’ e ha già messo in campo uomini e strutture.
Sui vaccini dobbiamo andare oltre i comunicati stampa e vedere i risultati, solo i governi europei possono chiedere alle industrie farmaceutiche di rendere pubblici i dati. Su una possibile ondata NoVax, Garattini sostiene che si tratta principalmente di diffusa diffidenza, bisogna conquistare la fiducia delle persone mostrando i dati. “Sarebbe auspicabile togliere il brevetto, ma è difficile che avvenga: chi ha investito vuole essere remunerato. Noi al “Mario Negri” non brevettiamo niente, vogliamo che i nostri risultati vengano conosciuti e siano disponibili a tutti. Ma non facciamo business con la salute, la nostra scienza è non profit”.
Per il Presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri si deve ripensare tutto il sistema sanitario a cominciare da una riforma culturale, “che parta dalla scuola, dall’insegnamento della scienza come educazione alla vita. Bisogna considerare la malattia un fallimento. Il mio sogno è una sanità in equilibrio tra medicina ospedaliera e medicina del territorio, con molta più ricerca e prevenzione”, afferma al Corriere della Sera.
Proprio sul calo della prevenzione e degli screening, Garattini ricorda come non esista solo il Coronavirus, ma come il sistema sanitario italiano debba essere pronto a sostenere tutti i malati. “Non c’è solo il Covid, purtroppo: ogni anno in Italia ci sono 170 mila morti di tumore e più di 200 mila per infarti e ischemie. Chi ha malattie gravi in atto rischia di non essere tutelato. Il sistema sanitario è alle corde”.
Lo scienziato paragona la sanità alla Difesa: come in questo campo si fanno investimenti per prevenire una guerra, così deve essere fatto in ambito sanitario: “Sulla Sanità bisogna ragionare in termini di riserva disponibile, come si fa con la Difesa: un esercito in campo per garantire la pace».
Sul dibattuto modello lombardo, Garattini è rimasto molto deluso. “La Lombardia dovrebbe essere la punta di diamante del Paese, il riferimento nazionale. Invece qui è mancata la capacità di dare una linea, i medici sono stati lasciati troppo soli nelle rispettive trincee. L’ospedalizzazione in eccesso è una distorsione del sistema lombardo”.