Lo smart working ormai sta diventando una prassi. Prima solo poche aziende lo concedevano in un’ottica di miglioramento della qualità della vita, sia per il dipendente sia per l’azienda che otteneva una massimizzazione della produttività dei suoi lavoratori.
Con l’uso diffuso dello smart working, le aziende sottolineano i risparmi dei dipendenti sui trasporti, ma i sindacati rispondono che i maggiori risparmi sono delle imprese, con riduzione sui costi degli affitti o delle bollette.
Dalla legge sullo smart working, restano fuori tante questioni concrete. Ad esempio il lavoratore ha diritto comunque al buono pasto? Molte aziende lo stanno eliminando, oppure chi paga per la sedia ergonomica a casa o sui costi di connessione a casa? Al momento mancano ancora molte risposte.