Nasibe Semsai ha 36 anni, è un architetto ed è appassionata di montagna. È un’attivista del movimento “Mercoledì bianco” che si batte contro l’uso obbligatorio dello hijab. Stava cercando di fuggire in Spagna per iniziare una nuova vita, lontana dai soprusi e dai giudizi della Repubblica Islamica.
Condannata a 12 anni di carcere per aver partecipato nel 2018 alle proteste contro il velo, le forze dell’ordine l’hanno fermata all’aeroporto di Istanbul e portata in un centro per migrati irregolari. Ora rischia l’espulsione verso il suo paese di origine, la Turchia violerebbe così le regole internazionali secondo cui non si può espellere una persona verso il proprio Paese dove rischia il carcere per le sue idee.
Nasibe si aggiunge ad una lunga lista, fatta di decine di donne che sono state incarcerate o perseguitate per aver sventolato lo hijab bianco. Inizialmente postavano le foto che le ritraevano senza velo sulla pagina Facebook che ha raccolto in poco tempo oltre 3mila foto. Da circa tre anni la foto non basta più e le attiviste hanno cominciato a protestare in piazza. Nasibe è una di loro e ora rischia 12 anni di carcere per aver cercato di vivere la sua vita in libertà.