Attualità e politica

Il disastro della sanità calabrese

Da giorni si alternano nomi di Commissari della Sanità alla Regione Calabria, senza riuscire ad averne uno definitivo. Ieri è stato il turno di Gaudio: “Mia moglie non vuole trasferirsi a Catanzaro”, questa la motivazione per rinunciare al suo ruolo. Ciò che deve allarmare ancora di più è la situazione estremamente precaria della sanità calabrese. Il contagio si diffonde sempre più velocemente e ieri è stato raggiunto il record di 680 nuovi positivi.

La sanità non esiste in Calabria, i cittadini sono in attesa di quattro ospedali da campo per cercare di gestire il collasso delle poche strutture ospedaliere esistenti. Sono ormai dieci anni che si alternano commissari a gestire il fronte della sanità, piegandosi spesso alla volontà dei clan mafiosi. Interi ospedali sono stati cancellati dal territorio per non farli comparire nei bilanci, ci sono 2,5 posti letto ogni mille abitanti, contro i 4 della media nazionale. Moltissime frazioni e paesi sono costretti a percorrere chilometri per poter fare anche solo una visita di controllo. Cresce l’’emigrazione sanitaria’ che costa alle Regione 287 milioni e anche il ricorso al privato, sempre rappresentato in politica, a cui vengono pagate più volte le fatture.

Nonostante a capo del Commissariato ci siano stati manager o prefetti, i clan continuano a essere padroni di un vero e proprio business nel campo, anche, della sanità. Mentre da dieci giorni ad oggi sono stati nominati tre commissari diversi e ancora non si ha un nome definitivo, è proprio la sanità che manca la ferita più grande della Regione.

Redazione

 

 

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