Parte del Recovery fund verrà impiegato per investire in ricerca e innovazione. Questa la promessa del premier Conte che diventa sempre più necessaria in Italia. Serve un’infrastruttura per la ricerca a lungo termine, che unisca intelligenza artificiale, tecnica quantistica e nuovi materiali.
Calarco, Ferrari, Mazzari, Pammolli e Rappuoli, sul Corriere della Sera, riconoscono come l’Europa e nello specifico l’Italia abbia un capitale umano e scientifico molto avanzato in questi settori. La tecnica quantistica porterà benefici alla sicurezza e alle comunicazioni. Il premier Conte stesso ha provato per primo la tecnica di videochiamata di crittografia quantistica, impossibile da intercettare, grazie ai dispositivi del Consiglio Nazionale delle Ricerche. È stato il primo tra tutti i leader europei, a dimostrazione di quanto grande sia il potenziale italiano.
Un fronte strategico è quello ambientale: usare le nuove tecnologie per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Bisogna sfruttare l’energia solare e trasformarla in energia elettrica, producendo batterie sostenibili e a lunga durata.
Sul piano delle comunicazioni, oltre la sfida del 5G, ci si avvia verso lo step successivo, quello del 6G. In questo nuovo paradigma, la velocità dei dati aumenterà, l’utilizzo di droni, aerei, satelliti richiederà una banda larga con servizio affidabile per avere controlli in real time. Oltretutto, il 6G avrà ripercussioni anche sull’impatto ambientale. Basti pensare che oggi una call su Zoom di un’ora genera 300 grammi di anidride carbonica.
La tecnologia si intreccerà anche con la salute e con il farmaceutico. Le tecnica quantistica e l’IA permetteranno di fare diagnosi di malattie complesse o di sviluppare nuovi vaccini, consentiranno di verificare la distribuzione dei farmaci tra le cellule.
Sono tantissimi i settori su cui la tecnologia avrà notevole impatto. È tempo per l’Italia di superare il modello cinese, con ingenti investimenti dello Stato, e quello americano, dove sono invece i privati a finanziare i progetti.
Con il Recovery Fund si può realizzare un perfetto dualismo tra pubblico e privato. Serve personale tecnico qualificato, progetti di formazione, riduzione della distanza tra la ricerca in laboratorio e la produzione su larga scala. Né lo Stato né la singola azienda privata può dare una svolta se agisce in solitudine. Serve una politica di blending tra garanzie e finanziamenti dello Stato e capitali privati. Solo così l’Italia potrà competere con il resto del mondo.