L’Assemblea nazionale di Pechino ha stabilito che il governo di Hong Kong può destituire in modo diretto, senza passare da un tribunale, i parlamentari che minano la sicurezza nazionale.
L’esecutivo locale non se lo è fatto dire due volte e subito ha privato dei seggi quattro esponenti dell’opposizione democratica, tre membri del Civic Party e il rappresentante di una associazione professionale.
Gli altri 19 esponenti democratici hanno allora deciso di dimettersi in massa, lasciando così in Parlamento solo i sostenitori della politica di Pechino.
Due degli esponenti espulsi si erano rivolti agli Stati Uniti chiedendo di intervenire a seguito delle limitazioni previste dalle Legge sulla Sicurezza. Gli altri due membri, invece, erano ritenuti vicini a persone e politici con posizioni illegali.
Non si sa se i Parlamentari decideranno di presentare ricorso, in quel caso ci saranno poche possibilità di successo. In caso di controversie interpretative tra le legge sulla sicurezza e le norme di Hong Kong, l’ultima parola spetta proprio a Pechino. L’evento segna la fine dell’autonomia e di un paese con due sistemi.