Giorgio Palù, professore emerito dell’Università di Padova, afferma, dalla sua lunga esperienza, che il Coronavirus è mutato. È simile a quello spagnolo, con una proteina diversa da quella di Wuhan che lo rende più di contagioso ma non più potente.
Con il virus dobbiamo imparare a convivere, come abbiamo fatto con tutti gli altri virus stagionali, quali influenza o raffreddore. Ha un tasso di mortalità molto basso, con una media dello 0,4%, bel lontana dai tassi di letalità superiore al 30% che si raggiungevano con la Sars o con il vaiolo.
Palù rassicura che la cura già c’è ed è quella degli anticorpi monoclonali. In un’intervista a Libero, riporta l’esempio del Regeneron, mix di tre anticorpi che ha guarito Trump in 48 ore, o ancora il caso di Berlusconi, curato con Remdesivir, fatto di eparina e cortisone. Con i monoclonali, il virus si può sconfiggere, il problema è che questi anticorpi non vengono prodotti in grande quantità.
Per il virologo non è propriamente corretto parlare di seconda ondata, in quanto la prima non si è mai effettivamente conclusa. Come l’influenza, il Coronavirus diventa più mite in estate e si accentua nei mesi autunnali-invernali. La comunicazione ansiogena e il terrorismo psicologico dei media non fanno altro, per il virologo, che allarmare i pazienti che si riversano tutti in ospedale, anche quando non ce n’è bisogno. Fondamentale resta l’uso della mascherina.