Nonostante il tycoon sia quello del muro al confine con il Messico, della separazione dei bambini immigrati dai genitori clandestini, è proprio lui ad aver avuto la meglio tra i latinos, che sono circa 32 milioni di persone in America.
Trump ha chiuso i comizi della giornata di sabato nell’Aeroporto di Opa-locka, vicino a Miami, dove un tempo venivano raccolti gli esuli sbarcati da Cuba. Poche parole e tanta musica, così Trump ha strizzato l’occhio ai suoi uditori venezuelani, colombiani, portoricani.
Gli elettori latinos mettono nell’ordine delle priorità della Nazione l’economia, la salute e a seguire immigrazione e lotta al razzismo. Trump, oltre a focalizzarsi sul fronte economico, non è percepito come un politico tradizionale, è un “irregolare”, sfida il sistema. Biden, invece, è considerato un socialista, amico di quei governatori e regimi da cui i genitori dei latinos di oggi sono fuggiti un tempo.
Il democratico, oltretutto, ha puntato nella sua campagna alla minoranza nordafricana, cavalcando l’onda delle proteste Black Lives Matter. Ha conquistato i bianchi e poi i neri, ma sul fronte ispanico si è mosso troppo tardi. Non è riuscito dunque a fare come Obama che ottenne due terzi del voto latino e che venne definito il primo presidente ispanico.