Il ‘modello Italia’ è stato per mesi molto decantato, ci ha fatto definire come il Paese che stava attuando le giuste norme per il contenimento del virus, che rispetto ai nostri vicini era riuscito a gestire la diffusione di Coronavirus.
Ebbene secondo lo studio della Oxford Martin School, centro di ricerca della Oxford University, non è proprio così. L’analisi presenta delle mappe interattive che forniscono delle chiare immagini di come i Paesi abbiano affrontato la pandemia. Il rating non è dato in base al numero di contagi, ai posti occupati in terapia intensiva o alle persone ricoverate. Sono state valutate le politiche di risposta e di gestione del Coronavirus.
Un primo fattore sono le politiche di ristoro. Il Governo italiano garantisce a ciascun lavoratore aiuti inferiori al 50% dello stipendio perso. Fa lo stesso solo il Portogallo, gli altri Paesi forniscono aiuti più concreti.
Sul fronte contact tracing, lo studio individua i Paesi che non conducono nessuna attività di tracciamento, chi lo fa solo per un numero circoscritto di casi, e chi per tutti. In Italia, il tracing è stato reattivo durante l’estate con i numeri dei positivi al minimo. Ora compariamo tra i Paesi che hanno un tracciamento “limitato”.
Sulla scuola, l’Italia ha avuto lo stop alla didattica più lungo, mentre ora è in linea con l’Europa continentale.
Ultimo fattore rilevante: i tamponi. Tasto dolente per l’Italia che ne fa ancora troppo pochi e li limita principalmente alle categorie protette o ai sintomatici. Da ultima la richiesta delle regioni di evitare il tampone per gli asintomatici.