L’Associazione nazionale magistrati attacca le istituzioni che promuovono lo smart working ma non mettono a disposizione gli strumenti necessari per il lavoro agile.
Dopo gli avvocati, ora è il turno dei togati. I processi a distanza non sono perseguibili, non ci sono i dispositivi adeguati. La trattazione scritta è consentita fino al 31 dicembre, con una procedura complessa, i cancellieri non possono accedere ai registri da casa.
I magistrati recriminano la mancata preparazione del Governo che, a differenza della prima ondata, doveva prevedere un picco dei casi con la fine dell’estate.
Conte, insieme al ministro Bonafede, doveva pensare a strumenti e modalità efficaci per garantire lo svolgimento di un servizio essenziale dello Stato, quello giudiziario. Ma è evidente che questo non sia stato fatto.