Attualità e politica

Rodolfo Errore a LaChirico: «L’Agrifood è nel dna degli italiani. Dobbiamo sostenerlo nell’export per ripartire»

Rodolfo Errore, presidente di SACE, è intervenuto nel corso della seconda giornata dell’evento “Rinascita Italia. The young hope”, promossa dall’associazione Fino a prova contraria.

«Il mercato dell’Agrifood non è secondario: è nel dna dell’Italia e degli italiani. Il food e il fashion, nell’ambito del made in Italy, rappresentano un punto di forza nel mondo. Dobbiamo ripartire dall’Agrifood per riposizionare immediatamente il made in Italy nel mondo.

Gli italiani sono graditi nei tavoli commerciali, non esistono pregiudizi nei nostri confronti. Dobbiamo approfittare di questa buona fama che abbiamo nel commercio internazionale. Quali soni i paesi dai quali possiamo avere una spinta? Emirati, Arabia Saudita, Africa, Sudafrica, Latino America, Cile. L’agrifood può essere il grimaldello per la ripartenza.

Il presidente di SACE ha poi elencato i tre punti essenziali, e a suo avviso imprescindibili, per progettare una ripartenza: «1: migliorare la propensione delle PMI all’esportazione. Oggi solo una piccola media impresa su dieci ha propensione all’export. 2: utilizzare la digitalizzazione: oggi l’e-commerce è al 123%. Non bisogna sfruttarlo solo nell’emergenza. 3: utilizzare il Recovery Fund. Inserire il settore dell’Agrifood nel perimetro più ampio del New Green Deal, che significa anche economia circolare agricola. Bisognerebbe lavorare ad un meccanismo di policy-making. Ma questo devono farlo i politici.»

Gli strumenti di SACE nel settore dell’export

«Da quarant’anni lavoriamo nel settore dell’export con le emissioni di garanzia. Ma facciamo anche un continuo monitoraggio dei mercati, abbiamo sempre una visione aggiornata di come i mercati si muovono. Vogliamo sfatare l’idea che SACE sia esclusivamente dedicata alle large corporate. Abbiamo lavorato per avvicinare le PMI alla nostra agenzia. SACE ormai è diventato un grimaldello della politica industriale del Paese, ma è fondamentale de-romanizzarla; è fondamentale andare sui territori. Abbiamo mappato un numero importante di imprese con imprenditori di terze generazioni, digitalizzati: dobbiamo accompagnarli nell’export.

Cosa facciamo nel concreto per supportare questa cultura dell’export? Informazione e formazione. Abbiamo lanciato Education to Export: riuniamo gli imprenditori nelle sale d’Italia e indichiamo loro le opportunità di mercato. C’è poi la figura dell’export coach: abbiamo team di specialisti che spiegano agli imprenditori come posizionarsi sui nuovi mercati. Dal 2021 potremmo emettere le garanzie anche sul mercato domestico».

Redazione

 

 

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