L’ex Procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone è intervenuto nel corso della seconda giornata dell’evento “Rinascita Italia. The young hope”, sul tema della giustizia in Italia: «I problemi della giustizia sono tanti, ma non riguardano i comportamenti dei magistrati. Io, ormai, da pensionato, guardo la rassegna stampa che rappresenta l’opionione pubblica, e ogni corpo della magistratura – come in ogni categoria – possiede una fascia di eccellenza, una grande maggioranza di persone che fa del proprio meglio, e poi ci sono quelli che sono delinquenti, quelli che lavorano poco, ma la magistratura può fare pulizia al proprio interno.
Riguardo i tempi della giustizia italiana: sono lunghi e insopportabili ma sono una cosa vera. Non è questione di pigrizia da parte dei magistrati; i tempi della giustizia sono una precisa scelta politica. I rami sono troppi, bisognerebbe ridurli. Bisogna incidere su un pezzo duro del carico penale.
Il sistema processuale: abbiamo scelto i tre gradi di giudizio. La Cassazione italiana lavora 58mila sentenze l’anno, sono troppe e non possiamo quindi pretendere gli stessi tempi o la stessa qualità rispetto agli altri paesi. E’ una scelta che si paga in termini di tempo.
Un altro problema riguarda le risorse: fino al 2018 il Ministero della Giustizia non ha avuto niente in termini di personale amministrativo; si tappano i buchi di personale. Per 25 anni non è stata assunta una persona.
Poi abbiamo i tempi delle indagini; sono l’effetto di troppi reati. Arrivano più reati in Procura di quanto sia possibile smaltirne.»
Sul Nuovo Codice: «Il Nuovo Codice è svantaggiato da molti fattori: creare nuovi reati aumenta il lavoro, la società è più complessa, certo, ma questo ricade sui tempi della magistratura. Prima c’era un meccanismo che consentiva ai pm di smaltire in tempi brevi le cose più semplici. Non era tutto perfetto è chiaro. Non c’era il riesame. Il dibattimento com’è costruito oggi non va bene, ci vuole troppo tempo.»